Quando qualcosa ci lascia “senza fiato”, come un evento inatteso e sorprendente, il corpo cerca di tornare a respirare il più velocemente possibile, perché il respiro esercita una potente azione sulla nostra fisiologia.
Il respiro è determinante sul controllo delle emozioni e, agendo sull’ossigenazione del cervello, lo fa restare sempre lucido. La respirazione più efficace e benefica è quella diaframmatica, che si pratica inspirando, gonfiando la pancia, consentendo proprio al diaframma (muscolo posto trasversalmente sotto i polmoni) di scendere in basso, permettendo ai polmoni di dilatarsi.
Respirare in modo lento e profondo rallenta il battito cardiaco, stimola la produzione di endorfine, rilassa la mente e quindi i muscoli.
Quando proviamo ansia o rabbia, il corpo libera ormoni che scatenano una reazione di combattere o fuggire, ma quando ci rendiamo conto che l’attacco non è reale, il modo migliore per gestire la situazione, recuperando il controllo consiste nell’agire sul respiro.
Respirare affannosamente evoca subito emozioni negative. Se respiriamo male, a fine giornata siamo più stanchi, privi di energia. Il respiro ci riconnette con le nostre energie migliori e ci aiuta a liberarle. Occorre tuttavia consapevolezza anche nel respirare e per raggiungere questo scopo serve esercitarsi.
Come? Innanzi tutto respirando con il naso anziché con la bocca. Fondamentale fare una respirazione diaframmatica.
Molto utile è controllare i tempi di inspirazione e di espirazione, cercando di allungarli: inspirare per tre secondi, fare una breve apnea, espirare per sei secondi, altra breve apnea e poi nuovo ciclo.
MARGHERITA MARIANI