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“Chi non ha mai aperto il suo armadio, trovandolo zeppo di abiti che abbiamo indossato giusto un paio di volte o addirittura mai!

Se ci siamo chiesti perché li abbiamo acquistati, oggi possiamo dire che la responsabilità, in parte, è di Denis Diderot, filosofo francese settecentesco.
Lui è artefice dell’Effetto che spinge molti ancora oggi a fare acquisti superflui, costosi e a volte inopportuni.

È colpa dell’Effetto Diderot se prosciughiamo la nostra carta di credito, intasando il guardaroba di oggetti superflui.

L’Effetto Diderot è stato coniato nel 1988 da Grant McCracken, antropologo e studioso dei modelli di consumo.
Denis Diderot ne scriveva nel saggio “”Rimpianti per il mio vecchio vestito del 1769″”, partendo da una splendida, ricca vestaglia che egli ricevette in dono.

Tale indumento, così fastoso, fece apparire inutile e triste la vecchia vestaglia di cui Diderot era stato soddisfatto fino a quel momento.

L’Effetto Diderot si fonda su due concetti.
Il primo sottolinea che i beni acquistati dai consumatori tendono ad allinearsi alla loro identità, mentre il secondo spiega che, una volta acquisito un nuovo bene, diverso dai precedenti già in possesso, si innesca un processo di consumo a spirale.

L’Effetto Diderot è, dunque, una particolare forma di shopping compulsivo, perché si esplica nella pulsione ad acquistare cose nuove perché quelle vecchie non ci sembrano più armoniche rispetto ai nuovi acquisti fatti.

Ecco perché compriamo molte più cose di quante ce ne servono in realtà, sostituendo altre più vecchie, ancora perfettamente usabili, solo per portarle allo stesso tenore dei nuovi beni.

Come uscire da questa spirale? Rendendoci conto che si tratta di beni non necessari, liberandoli dal valore simbolico che gli attribuiamo e smettendo di usare quello che possediamo per
costruire la nostra identità e per comunicare agli altri ciò che siamo.”

MARGHERITA MARIANI