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di Beatrice Silenzi

La tendenza a rimuginare su pensieri negativi e difficoltà, è altrimenti detta “ruminazione mentale” (o “overthinking” in inglese).
Un’abitudine dannosa che, non solo non aiuta a risolvere i problemi, ma li ingigantisce, li amplifica, alimentando ansia e preoccupazione.

Il termine “ruminazione” prende le mosse dal processo digestivo degli animali erbivori, i quali masticano ripetutamente il cibo per favorirne la digestione. Analogamente, quando affrontiamo problemi che riteniamo particolarmente insidiosi, tendiamo a “masticarli” nel cervello, sminuzzandoli, esaminandoli da ogni prospettiva alla ricerca di soluzioni.

Quando questo processo diventa eccessivo (“over”, appunto), ci carica di ansia e, anziché portare a una soluzione, ci fa stare peggio.
Perciò, la ruminazione mentale si lega a chi ha una modalità introversa, che vive tra stress, perfezionismo e bassa autostima. 

La tendenza a rimuginare in eccesso è comune, ad esempio, tra coloro che hanno subito traumi di un certo peso in passato.
I sintomi dell’overthinking includono la concentrazione eccessiva su un problema contingente, l’ossessione nei confronti delle emozioni negative ed una spiacevole sensazione a rimanere bloccati in una spirale di pensieri angoscianti e minacciosi.

Questo stato di cose, può portare a vivere stati d’ansia eccessiva, depressione e disturbi del comportamento alimentare, oltre a non risolvere nessun problema.
È, perciò, estremamente importante affrontare questa malsana abitudine al fine di preservare il benessere fisico e mentale.

Come possiamo gestirla?

Agire è basilare.

  • Dedichiamoci a un’attività che ci appassiona e che ci assorba mentalmente, come, ad esempio, praticare attività fisica all’aria aperta.
  • Focalizziamoci sulle soluzioni anziché ripercorrere i problemi.