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di Beatrice Silenzi

L’elezione diretta del Premier è stata approvata all’unanimità dal Consiglio dei ministri, in una riunione, a Palazzo Chigi, durata poco più di un’ora.

Un riforma importante per il nostro Paese.

Una riforma costituzionale che introduce l’elezione diretta del Presidente del consiglio e garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare.

Il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici” ha spiegato la stessa premier Giorgia Meloni in conferenza stampa e “garantire che governi chi è stato scelto dal popolo” con “stabilità”.

Il testo è passato. Senza alcuna modifica.
È la madre di tutte le riforme e segna un punto di svolta molto significativo.

Sottolinea ancora la Meloni: “Negli ultimi 75 anni di storia repubblicana, in Italia abbiamo avuto 68 governi con una vita media di un anno e mezzo.
Questa è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia perché se facciamo un passo indietro e guardiamo agli ultimi 20 anni abbiamo avuto 12 presidenti del Consiglio.

Quando i governi vanno a casa dopo un anno e mezzo c’è una debolezza.
Io credo che sia una riforma fondamentale. È una priorità e proprio perché siamo stabili e forti abbiamo la responsabilità di cogliere questa occasione e per lasciare a questa nazione qualcosa che possa risolvere i propri problemi strutturali”

Il Premier, inoltre, può essere “sostituito solo da un parlamentare: quindi fine dei governi tecnici. Non ci sarà più la possibilità di fare maggioranze arcobaleno” ribadisce la Meloni.

Poi precisa  “Il ruolo del presidente della Repubblica è di assoluta garanzia e noi abbiamo deciso di non toccarne le competenze, salvo l’incarico al presidente del Consiglio”

Il testo, naturalmente, “raccoglie i suggerimenti raccolti durante il confronto sia con la maggioranza sia con l’opposizione, sia con la società civile”.

Un provvedimento che lei stessa auspica possa incontrare il più ampio consenso e che non si vuole imporre, ma utile a traghettare l’Italia nella Terza Repubblica.