La censura colpisce il cinema per bambini.
La “Cultura della Cancellazione” ha puntato il dito contro tre pietre miliari animati: “Dumbo”, “Gli Aristogatti” e “Peter Pan” ed è stata la stessa Disney a vietarne la visione ai minori di sette anni, perché veicolerebbero stereotipi e messaggi dannosi e razzisti.
I film sono stati cancellati dalla sezione dedicata ai più piccoli, ma sono comunque visibili per tutti gli altri, con una nuova nota introduttiva che spiega come i programmi “includono rappresentazioni negative o denigrano popolazioni e culture” e quindi “piuttosto che rimuovere questi contenuti, vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo”.
Quindi si assiste ad un nuovo revisionismo storico, ad una nuova morale Hollywoodiana, che, tuttavia, trova molti in disaccordo.
Chi ha deciso di contestare “Dumbo”, ha messo in evidenza come i versi “E quando poi veniamo pagati, buttiamo via tutti i nostri sogni”, di una canzone ascoltata nel film, siano irrispettosi nei confronti degli schiavi afroamericani, che lavoravano nelle piantagioni.
Peter Pan, invece, avrebbe invece denigrato i nativi americani chiamando “pellirosse” i membri della tribù Giglio Tigrato. Inutile sottolineare che questo appellativo è stato considerato offensivo.
Infine Gli Aristogatti avrebbero offeso il popolo asiatico attraverso la caricatura del gatto Shun Gon, siamese dai lunghi denti spioventi, occhi a mandorla e bacchette.
Ma davvero questi messaggi sono così “pericolosi”?
MARGHERITA MARIANI