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di Beatrice Silenzi

In un momento storico in cui spesso ci si sente lontani dalla religione e dal culto, è importante ripercorrere, invece, figure di mistici che ancora oggi portano un messaggio importante. Santo Stefano, che si festeggia il 26 dicembre, rappresenta questo. 

Stefano è detto “protomartire”, ovvero il primo martire della storia del Cristianesimo, il primo ad aver dato la propria vita per testimoniare la fede in Cristo. Il nome Stefano significa corona, ma le origini non si conoscono con certezza. Forse visse nello stesso tempo di Gesù, era ebreo, a cui venne impartita un’educazione secondo la cultura greca.

Il primo dei sette diaconi scelti a Gerusalemme, Stefano aveva un compito: dedicarsi con amore e gentilezza all’aiuto del prossimo e alla predicazione del Vangelo e, con il suo operato, si inimicò chi non approvava la diffusione del nuovo Credo, così da portare i persecutori all’esecuzione del suo martirio che, descritto negli Atti degli Apostoli, avvenne per lapidazione.

Vista la modalità con cui avvenne, conosciamo con certezza la data della morte di Santo Stefano: 36 d.C. alla presenza di Saulo di Tarso, divenuto poi San Paolo, convertitosi lungo la via di Damasco.

Santo Stefano si celebra il 26 dicembre perché nei giorni dopo il Natale, che celebra la nascita di Cristo, sono stati posti i “comites Christi” (coloro che gli furono più vicini durante il suo percorso terreno e i primi a renderne testimonianza con il martirio). Così il 27 dicembre si celebra San Giovanni Evangelista, il prediletto da Gesù e il 28 i Santi Innocenti, bambini uccisi da Erode.

Una curiosità: le chiese ortodosse orientali che aderiscono al calendario giuliano segnano il giorno di Santo Stefano il 27 dicembre.