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di Beatrice Silenzi

Sebbene nel linguaggio comune i termini “favola” e “fiaba” siano spesso usati come sinonimi, essi rappresentano due universi narrativi profondamente diversi. Entrambi derivano dal latino fabula (“racconto”), ma si sono evoluti per servire scopi distinti: la favola agisce come uno specchio etico della società, mentre la fiaba è una mappa simbolica del percorso di crescita interiore.

La favola è un genere letterario antico, i cui protagonisti sono quasi sempre animali parlanti che incarnano vizi e virtù umane.
Attraverso narrazioni brevi e incisive, come quelle di Esopo o Fedro, la favola mette in scena conflitti che illustrano una verità pratica sul mondo.

Il suo scopo è inequivocabilmente didattico: si conclude quasi sempre con una morale esplicita, un insegnamento su come navigare le complesse dinamiche sociali.
L’ambientazione è realistica e il mondo rappresentato, privo di magia, è governato da leggi pragmatiche dove l’astuzia e la forza spesso prevalgono.

La fiaba, al contrario, affonda le sue radici nella tradizione orale e popolare. Originariamente destinata a un pubblico anche adulto, veniva narrata per trasmettere valori e credenze comunitarie.
Il suo cuore pulsante è l’elemento magico e soprannaturale, con personaggi umani che interagiscono con fate, orchi e streghe in luoghi indeterminati (“C’era una volta…”).

Più che impartire una morale, la fiaba descrive un percorso di formazione.
La sua struttura ricalca quella dei riti di iniziazione arcaici: l’eroe o l’eroina deve lasciare la sicurezza della casa (allontanamento), avventurarsi in un mondo ignoto e pericoloso (le prove) e, dopo aver superato gli ostacoli, fare ritorno trasformato e maturo (reintegrazione). Questo viaggio è un potente messaggio iniziatico che simboleggia il passaggio dall’infanzia all’età adulta, insegnando che le difficoltà della vita possono essere superate.

Le fiabe comunicano attraverso un potente linguaggio simbolico che parla direttamente all’inconscio.
Ogni elemento ha un significato profondo e archetipico e attraverso questi simboli, la fiaba permette di dare un nome alle proprie angosce, offrendo la promessa che l’integrazione e la crescita sono possibili.

Le fiabe che conosciamo oggi sono spesso versioni edulcorate e censurate, private di elementi terrificanti che c’erano un tempo e tuttavia non erano gratuiti, ma servivano a esorcizzare le paure collettive e a impartire lezioni di sopravvivenza in un mondo spietato, rappresentando storie forgiate dagli incubi degli adulti.