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Viene definita “Adolescenza”, la fase in cui il soggetto non è più soltanto un bambino, ma non è nemmeno una persona adulta.

Quindi si considera un lungo arco di tempo, che va dalla pubertà, intorno agli 11 anni – periodo ricco di cambiamenti fisici – fino addirittura ai 25 anni!

La dottoressa Roberta Cesaroni – Coach adolescenziale – sostiene esattamente questa teoria, perciò anche chi scrive, avendo appena compiuto 19 anni, può essere considerata ancora nel pieno di questa fase!!

Che adulti saremo, dipende da come si affronta questa sfida.

Certamente le basi devono essere gettate adesso.

Si producono molti cambiamenti fisici, come detto, ma anche psicologici, cose che rendono questo periodo particolarmente complesso.

Può capitare che in questi anni ci si debba rivolgere ad uno psicoterapeuta, al fine di gestire alcune situazioni particolarmente… “spinose”.

Normalmente l’Adolescenza si suddivide in tre fasi.

  1. La prima – che dura un paio d’anni (fino al termine della scuola media) – ha come oggetto la sperimentazione del cambiamento del proprio corpo e delle proprie pulsioni sessuali.
  2. La fase intermedia (fino a 18 anni) ha come oggetto la ricerca della propria identità ed è per questo motivo che molti ragazzi si allontanano dai propri genitori, per cercare altrove la propria indipendenza.
  3. L’ultima, invece, porta il soggetto fino al suo primo quarto di secolo: è il momento di pianificare gli obbiettivi da raggiungere, di delineare la visione del futuro, puntando su traguardi professionali e sentimentali.

La crisi adolescenziale è dunque una crisi d’identità.

Il ragazzo che si fa uomo non si riconosce più nel suo corpo, inizia a distaccarsi dalla famiglia, cercando altrove i propri punti di riferimento e ribellandosi alle regole.

Tutto viene accompagnato da bassa autostima, complesso di inferiorità, manifestazioni di aggressività, ansia e cambi d’umore.

La pandemia di SarsCov2, quest’anno non ha certo migliorato le cose, anzi! Ha portato alla recrudescenza di queste situazioni, aumentando il disagio tra i ragazzi.

Se poi aggiungiamo la chiusura delle scuole, le limitazioni all’incontro con gli amici e agli spostamenti, il gioco è fatto!

Tutte queste cose, cambiando radicalmente la nostra vita quotidiana e le nostre abitudine, hanno inciso moltissimo anche sulle emozioni, in particolare dei giovani.

Spiega la dottoressa Cesaroni che per gli Adolescenti in fase evolutiva, dovrebbe essere fondamentale stare in gruppo.

Invece, il lockdown totale, in particolar modo, ha bloccato la socializzazione, le riunioni dopo la scuola, le partite a calcetto, le gite scolastiche, lo studio di gruppo, l’uscita per una passeggiata, l’attività in palestra.

Oggi molti ragazzi sono seguiti da uno specialista per aver iniziato a fumare, a bere, ad avere disturbi alimentari, a soffrire di depressione.

Ma, a fronte dei molti che hanno vissuto male questo periodo, c’è anche chi è stato meglio, aiutato dal fatto che la scuola è stata meno pressante (ed anche meno formativa!)

Resta comunque importante sottolineare che i ragazzi – dice la Cesaroni – hanno bisogno, in questo periodo più che mai, di Amore, di Abbracci, di Tenerezza, di Comprensione e di Ascolto.

Essi inoltre possono essere aiutati anche allontanandosi dallo schermo del pc, quando non sono impegnati nella DAD, potrebbero, anzi sarebbe meglio dire dovrebbero muoversi, facendo esercizi a corpo libero a casa, ballando, ascoltando musica, ma anche leggendo libri appassionanti.

Solo attraverso queste modalità, le famiglie potranno ancora continuare a prevenire un importante disagio futuro.

MARGHERITA MARIANI