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di Beatrice Silenzi

Quanto è affascinante il regno animale! Affascinante e complesso, ma anche avvolto da miti e leggende che, talvolta, distorcono la realtà.
Da dove nascono? Da osservazioni sbagliate, da incomprensioni e da storie tramandate.

Ogni creatura racconta una storia di evoluzione e sopravvivenza che va oltre le leggende popolari.

1. Cieco come una talpa. 
Concetto errato e radicato nella mente delle persone. Dal momento che trascorrono la maggior parte del tempo sotto terra, le talpe hanno occhi minuscoli e nascosti dalla pelliccia, ma non sono affatto cieche, sebbene non possano vedere in maniera nitida. 
Il loro senso del tatto è – al contrario – molto sviluppato.

2. I pipistrelli si impigliano tra i capelli.
Una diceria radicata nel folklore che trae origine da un’interpretazione sbagliata del loro modo di volare. Maggiormente attivi di notte, a visibilità è ridotta, si muovono con rapidi e improvvisi cambi di direzione, i pipistrelli possiedono un sofisticato sistema di ecolocalizzazione.
Sono creature timide e schive, che preferiscono evitare il contatto con l’uomo.
Emettono impulsi ultrasonici, creando una rappresentazione tridimensionale dello spazio. 

3. Gli anatroccoli seguono qualsiasi cosa che vedono.
La credenza trae origine dalle osservazioni sul fenomeno dell’imprinting e Lorenz dimostrò che gli anatroccoli – e altri uccelli nidifughi – possono sviluppare un legame innato con il primo oggetto mobile che percepiscono, il quale solitamente è la madre.
L’imprinting rappresenta un processo basilare per la sopravvivenza e se un anatroccolo non lo percepisce, potrebbe non svilupparlo affatto.

4. Gli squali devono nuotare per respirare.
Attraverso film e documentari vengono rappresentati nel nuoto, suggerendo che l’assenza di movimento porterebbe gli squali a soffocare. Questa condizione è giusta per alcune specie, ma esistono altre specie che possono respirare anche in completa immobilità. 

5. L’istrice non spara aculei.
La presunta capacità di lanciare aculei a distanza è nata dall’osservare ferite inflitte ai predatori che tentano di attaccarlo.
Se un predatore gli si avvicina troppo, i movimenti bruschi possono causare il distacco degli aculei, che restano infilzati nell’aggressore a causa delle loro punte uncinate.